Enciclopedia de la Literatura en México

Il bambino che collezionava parole

Tochtli è un bambino sveglio per la sua età. Tochtli è triste. Vive rinchiuso in un palazzo lussuoso che però non sembra neanche un palazzo, perché è troppo sporco e trasandato. Non può uscire di casa. Non ha una madre, solo uno stravagante istitutore e un padre: Yolcaut, re del narcotraffico messicano. Per ingannare il tempo, e per avere una vita veramente sua, colleziona di tutto: parole difficili, cappelli, animali in via di estinzione, tra cui il mitico ippopotamo nano della Liberia. E conta: le ore che passano, la gente che muore.
Quasi tutta, per mano di suo padre e dei suoi aiutanti.

Uscito in Spagna nel 2010, accolto da recensioni entusiastiche, Il bambino che collezionava parole è diventato un caso internazionale. In Inghilterra è stato considerato uno degli esordi piú importanti degli ultimi anni ed è stato selezionato per il prestigioso Guardian Prize.

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«In mezzo al boom della cosiddetta narcoletteratura, Villalobos è riuscito a evitare ogni facile moralismo ricorrendo alla voce di un bambino, strana e crudele nella sua innocenza».

«El País»

«Una lingua impassibile, innocente, guasta, opaca, devastata: è questa la grande invenzione di Juan Pablo Villalobos nello spazio minuscolo e comico del suo romanzo. Un'invenzione che potrebbe rappresentare la via per una narrativa adeguata a quanto accade oggi. E non solo in Sudamerica».

Adam Thirlwell

* Esta contraportada corresponde a la edición de 2012. La Enciclopedia de la literatura en México no se hace responsable de los contenidos y puntos de vista vertidos en ella.